La tipica giornata di lavoro in CISIA: l'aquilone

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Allora, cosa succede in una qualsiasi giornata di lavoro al Consorzio Universitario Sistemi Integrati per l'Accesso?
Beh, la prima cosa da fare, per chi arriva quando non c'è ancora nessuno è pensare all'aquilone.
Poi c’è da accendere la macchina del caffè.

Temiamo di non capire...
L'aquilone? Ah, è semplice: l'aquilone è prima di tutto un sogno, un desiderio; l'aquilone è quella voglia di andare in alto che spinge bambini e bambine di tutto il mondo a chiedere a una persona adulta di fare qualcosa per esplorare il cielo. È qui che intervengono esperienza, capacità di fare, determinazione e anche un pizzico di follia creativa.
Costruire un aquilone significa avere un progetto, impegnarsi per renderlo concreto, inventare soluzioni efficaci per problemi non previsti, accollarsi la responsabilità di non deludere un animo bambino (che è una responsabilità mica da poco!).
Al momento del "decollo" il sogno e l'oggetto dei sogni si riuniscono in qualcosa che vola ma che è sempre collegato - saldamente - a terra, qualcosa che si libra in balia dei venti ma che è "guidato" da una mano.
Insomma... l'aquilone è la metafora perfetta del nostro lavoro, che non si darebbe se non fossimo sognatori ma che non potrebbe mai realizzarsi se non fossimo in grado di fare con sapienza, impegno e senso di responsabilità. Per questo la giornata inizia con uno sguardo verso l'alto a ricordarci gli aquiloni, uno sguardo che ci chiama a decidere in quale direzione puntare il volo.

La tipica giornata di lavoro in CISIA: l'aquilone Varcata la soglia d'ingresso cosa succede?
Ci salutiamo, perché prima di essere professionisti siamo persone. Quindi la giornata inizia dal rito del caffè nella nostra grande stanza comune, spazio in cui ci raccontiamo la serata precedente, discutiamo di passioni e di progetti della giornata.
Nella stanza comune il crogiolo di accenti risalta all'orecchio: CISIA significa ragazze e ragazzi da tutta Italia (e anche dall'estero); è una musicalità particolare quella che si sente da noi quando le persone parlano, un continuo miscelarsi di vocali aperte o chiuse, ritmi e gergo che racconta mille storie di viaggio e fa intuire come qui a Pisa ci sia uno spazio di eccellenza unico nel suo genere in grado di attrarre i migliori talenti.

In CISIA lavorano oltre 50 persone, sono sempre a Pisa tutte quante?
No, sia perché spesso i progetti ci portano fuori (per esempio chi lavora al progetto Orientazione è sistematicamente in giro per l'Italia a incontrare scuole, studenti e studentesse), sia perché per noi lo smart working è parte integrante delle modalità di lavoro.

E nel concreto come vengono seguiti i progetti?
Generalmente tutto parte dai team di lavoro, che sono spesso trasversali, formati cioè da persone che appartengono a unità diverse. Poi sotto l'occhio del nostro project manager ciascuno fa la propria parte e nel confronto ricorsivo durante le riunioni, si porta avanti quella che da idea si trasforma in progetto e poi in realizzazione concreta. Programmazione, monitoraggio e condivisione sono i punti cardinali del nostro lavoro.

Il resto delle attività come entra nella giornata-tipo di CISIA?
Quando abbiamo scadenze imminenti o impegni pressanti i tempi sono serrati e lavoriamo in modo molto intenso, cercando la massima sintonia possibile. Rendere il lavoro di ciascuno compatibile con quello degli altri, è uno sforzo significativo sotto ogni punto di vista, ma devo dire che la bravura delle persone che abbiamo a bordo e la conoscenza reciproca (che inizia proprio dalle chiacchiere in libertà fatte assieme) sono di grandissimo aiuto per intendersi a vicenda e far sì che ciò che faccio io si incastri alla perfezione con ciò che fai tu.
In periodi di lavoro ordinario sono il confronto e lo studio a essere protagonisti delle giornate: debrief, relazioni, analisi di dati, ipotesi di futuro...

Ci sono cose particolari che accadono nella vostra giornata?
3 su tutte: la prima è la formazione, riserviamo un budget molto importante per perfezionarci nel lavoro ma anche per sviluppare tutte quelle soft skill che ci permettono di stare bene assieme (tanto per capirci abbiamo fatto attività collettive come il drum circle, la formazione ludica, la libroterapia...) e sviluppare strumenti per il ben-essere sul luogo di lavoro; la seconda è la cura delle cose comuni, come la nostra biblioteca aziendale, che eroga prestiti a chi lavora qui e che è gestita a rotazione da ognuno; la terza è la relazione con le università, come quando organizziamo sessioni divulgative su argomenti come l'andamento dei TOLC e lo facciamo presso le sedi dei nostri consorziati, in quelle occasioni arrivano rappresentanti dalle 61 università che formano il consorzio e ogni volta il confronto è davvero stimolante.

E.. finisce mai che una giornata di lavoro prosegua anche dopo l'orario?
In caso di necessità prevediamo il lavoro straordinario, che viene regolarmente riconosciuto a chi lo fa. La cosa bella è che quando le giornate si prolungano non è tanto per motivi di lavoro ma perché abbiamo voglia di fare un aperitivo assieme, una cena, una partita di calcetto o come succede ogni tanto, le giornate non finiscono dopo ma iniziano prima perché all'alba si va a cavallo.
Vedi, il calcetto, l'equitazione, cucinare, sono tutte passioni che le persone condividono con colleghi e colleghe e da cui a volte nascono queste iniziative. Bello, vero?

"L'aquilone è prima di tutto un sogno,
un desiderio; l'aquilone è
quella voglia di andare in alto che..."